Operare su più fronti: Jean-Luc Moulène
Jean-Luc Moulène nasce come fotografo ma alla fine degli anni Novanta approda a nuovi linguaggi come disegno, pittura e scultura. Diventa così un artista a 360° con una carriera sempre in ascesa, fino a diventare uno degli artisti internazionali più quotati.
Particolarmente interessanti sono i risultati che Moulène ottiene con la scultura, dove si dimostra abile nel proporre linee sinuose degne di un designer ma anche un maestro assoluto del bizzarro e dell’improbabile. Può esprimersi con un codice moderno o classico se non addirittura primitivo, riuscendo a passare dall’uno all’altro con grande naturalezza. Confrontando alcune delle sue opere ci si accorge di quanto riesca a distaccarsi da se stesso con assoluta facilità. Troviamo così opere naturalistiche e opere non figurative; opere dove è presente un senso di incompiutezza, veri e propri pastiche, oppure opere compatte e dalle forme definitive. Questa capacità di sapersi reinventare ogni volta è senza dubbio la sua qualità migliore. Un artista che non si fossilizza su un’unica intuizione o su ciò che ha già riscosso successo, ma che cerca continuamente di variare la dieta del suo pubblico.
Moulène riesce ad essere più artisti contemporaneamente, si ramifica in diversi tipi e sottotipi. L’assenza di un vero e proprio “marchio di fabbrica” non è però sinonimo di mancanza d’identità, infatti la personalità dell’artista è sempre ben evidente nella ricerca delle forme, nell’attenzione al dettaglio tipica del fotografo, nell’ironia verso la rappresentazione del corpo. Fare più cose di per sé non è un modo di agire sempre produttivo, si rischia di approdare in campi dove non si viene capiti o dove non si ha molto da dire, quindi per un artista è sempre rischioso operare su troppi fronti. Ma quando l’ispirazione è tanta e più si varia più ci si ispira allora si possono creare grandi cose in tantissimi modi. Qui sta la genialità di Moulène.
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